lunedì 26 maggio 2008

CREMAZIONE

1. NATURA — La cremazione è la violenta distruzione del cadavere umano per mezzo del fuoco o di grande calore. Praticamente è sempre accompagnata da un rito funerario, il quale, però, non è ne­cessariamente un rito religioso. Può avere un carattere civile e profano. Bisogna di­stinguere la cremazione propriamente detta, usata cioè nei casi comuni, e la cremazione che è una mi­sura igienica straordinaria e necessaria per circostanze speciali (guerra, peste), per evi­tare pericoli imminenti, che non possono essere eliminati mediante l’inumazione.

2. CENNI STORICI — La cremazione in una forma molto semplice e rozza (p. es. il rogo) fu in uso presso alcuni popoli pagani, p. es. quelli che prima dei Canaaniti abitavano nella Palestina. Dei Caldei, dei Medi e Per­siani, dei Greci e dei Romani si può dire che accanto all’inumazione quale pratica più comune e più stabile, si praticava ta­lora anche la cremazione, la quale però non fu mai di uso comune e spesso fu combattuta e riprovata. Il popolo Ebraico e poi i Cri­stiani hanno sempre rigettato la cremazione come indegna e non conveniente con la riverenza dovuta al corpo umano. Alla fine del sec. XIII un movimento di alcuni gruppi di cristiani che volevano praticare un tipo di cremazione speciale, fu facilmente spento dal papa Bonifacio VIII. Tentativi, anche nella legislazione civile, durante la Rivoluzione Francese, non eb­bero nessun effetto permanente. Successo più durevole, benché assai limitato, ebbe l’azione delle società massoniche ed anticat­toliche, iniziata circa il 1870, prima in Italia. Tale azione aveva un indirizzo anticristiano, ed i massoni speravano di combattere in tal modo la fede nella risurrezione dei corpi. Forni crematori furono costruiti in Padova (1872), poi in molti altri paesi in Europa e negli Stati Uniti. Le legislazioni civili, che fin allora non ammettevano se non la inumazione, furono cambiate, e così anche la cremazione divenne un atto legalmente riconosciuto. Però, nonostante la propaganda, la grande massa del popolo, anche non cristiano, ha sempre respinto la cremazione. Il nu­mero dei corpi cremati è relativamente molto piccolo.

3. MORALITÀ — La Chiesa cattolica è con­traria alla cremazione e la sua autorità suprema ha vietato espressamente le seguenti azioni: a) cremare una salma; b) formalmente coope­rare alla cremazione (v. Cooperazione); c) dare ordine che il proprio corpo o quello di un altro sia cremato; d) far parte di una società, i membri della quale si impegnano a far cremare il corpo proprio e quello delle persone di cui possono disporre; e) dare l’assoluzione sacramentale ad una persona che ha ordinato che il suo corpo sia cremato e che non vuole revocare tale ordine; dare a questa stessa persona, dopo la morte, la sepoltura eccle­siastica (S.C.S. Off. 1886 e can. 1203, 1240 § 1 n. 5, e 2339).

La ragione per la quale la Chiesa si op­pone alla cremazione non è perché essa sia in con­trasto con un dogma della fede cattolica. La risurrezione non è più difficile dopo la cremazione che dopo la corruzione naturale tota­le del corpo sepolto. I massoni ed altri se­dicenti illuminati nemici della fede hanno non di rado, anche in questo punto, idee puerili riguardo alla dottrina cattolica. La Chiesa cattolica condanna la cremazione, prima di tutto perché essa è contraria all’antichis­sima tradizione cristiana ed umana, all’uso antico quanto lo stesso genere umano, e radicato nei giusti sentimenti di riverenza per il corpo umano, organo dell’anima san­tificata dalla grazia e dalla vita divina; tempio dello Spirito Santo. Sappiamo bene che di per sè e per il corpo la cremazione non è più nociva e più ripugnante che la corruzione naturale, ma per noi la riverenza chiede che il corpo sia lasciato intatto: che non sia distrutto violentemente, ma deposto pia­mente nella terra, come seme che un giorno risusciterà a nuova vita. La sepoltura non soltanto è più adatta alla liturgia tradi­zionale della Chiesa, ma a qualsiasi rito funerario che vuole esprimere ed inculcare ai circostanti i grandi misteri della morte cristiana e della vita dopo la morte. Un motivo secondario e passeggero del divieto ecclesiastico era ed è ancora (benché ades­so un po’ meno) la tendenza anticristiana dei propugnatori della cremazione. Bruciare un corpo non è dunque un atto cattivo per intima natura, ma è anche falso dire che si tratta di una pura legge positiva. La Chiesa in­fatti non cambierà la sua posizione riguar­do alla cremazione. Da ciò che abbiamo esposto di­venta altresì chiaro, che non è proibito bru­ciare i corpi umani, quando in circostanze straordinarie (p. es. epidemia) questo sia il mezzo necessario per evitare pericoli o per combattere l’epidemia stessa.


P. Ludovico Bender, O. P.
Professore nella Facoltà giuridica del pontificio Ateneo Angelicum di Roma


BIBLIOGRAFIA — Incinératton, in Dictionnaire apologétique de la foi catholique, di A. D’ALÈS, Paris 1911-1928; E. RIGHI-LAMBERTINI, De vetita cadaverum crematione, Venegono Inferiore 1948.

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