sabato 24 maggio 2008

ECUMENISMO

1. NOZIONE. - Sotto questo nome di ecumenismo o movimento ecumenico si suole indicare la teoria escogitata dai movimenti interconfessionali, specie prote­stanti, per raggiungere l’unione delle chiese cristiane, a base di una specie di confede­razione.

2. ORIGINE DEL MOVIMENTO. - Su due miliardi e 400 milioni di uomini, i cristiani sono sui 749 milioni, di cui 425 milioni cat­tolici, 176 milioni protestanti, e 128 milioni ortodossi. Quasi la metà quindi dei cristiani, cioè di coloro, che considerano Cristo come fondatore, stanno fuori della Chiesa cattoli­ca romana.
Le unioni con la chiesa greco-ortodossa tentate nei Concili di Lione e di Firenze nel 1274 e nel 1439 furono effimere.
Nel 1910 i missionari protestanti si erano adunati ad Edimburgo per trovare il modo di non ostacolarsi a vicenda nelle missioni. Charles Brent propose di estendere a tutti i cristiani l’invito all’unione e si fece pro­motore di questo movimento nelle confe­renze di Ginevra del 1920 (Faith and Order), di Losanna (1927), di Edimburgo (1937).
Un secondo movimento, diretto da Söder­blom, vescovo luterano di Upsala (Work and Life), fiancheggiò il primo.
I due movimenti si unirono dopo la guerra e tennero le assemblee di Amsterdam (ago­sto-settembre 1948), dove fu costituito il consiglio delle chiese con sede a Ginevra e di Evanston (ottobre 1954).
I protestanti ebbero l’adesione degli orto­dossi, il cui pensiero è stato raccolto nel vo­lume Il problema ecumenico nella coscienza ortodossa, pubblicato dall’YMCA di Parigi.

3. ECUMENISMO E CHIESA CATTOLICA. - La Chiesa cattolica, cosciente di essere la vera Chiesa di Cristo non può prendere parte ad un movimento che va in cerca di questa Chiesa, pur non cessando di pregare per l’unità.
Di fronte però ai tentativi di alcuni cat­tolici, ansiosi di un accordo e di fronte al­l’opinione pubblica mondiale, la Chiesa cat­tolica ha chiarito in vari documenti il suo atteggiamento sull’unione, dottrinalmente soprattutto nelle encicliche Orientalium ani­mos del S. P. Pio XI (6 gennaio 1928) e Orientales omnes Ecclesias del S. P. Pio XII (23 dicembre 1945); disciplinarmente soprat­tutto nella risposta del 5 giugno 1948 (v. Comunicazione con gli acattolici, in sacris) e nell’Istruzione del S. Uffizio del 20 dicem­bre 1949.
Le norme da seguire per questa attività unionistica vengono così precisate: possono essere permesse dagli Ordinari conferenze tra cattolici e non cattolici nelle proprie diocesi. Per conferenze interdiocesane ed internazionali la competenza è riservata al S. Uffizio. La gerarchia ha il diritto e il dovere di vigilare, perché l’unica via regia per l’unione è l’adesione dei non cattolici alla vera Chiesa; le altre formule presen­tano gravi pericoli per i cattolici stessi, e concettualmente si riducono spesso a for­mule ecumeniste, vuote di significato. La rivista che nella Chiesa cattolica promuove i problemi dell’unione è la rivista Unitas.


Mons. Pietro Palazzini
Sottosegretario della S. Congregazione dei Religiosi
Professore di Teologia Morale nel Pontificio Ateneo Lateranense di Roma


BIBLIOGRAFIA — W. A. VASIER - T. HOOFT, Le pro­testantisme et le problème oecuménique, in Oecu­menica, 2 (1925) 231-244; N. BERDJAEV, L’oecu­ménisme et le confessionalisme: foi et vie, Paris 1931; C. BOYER, Le problème de la riunion des chrétiens, in Unitas, 2 (1947) 310-338; Id., La Chiesa e il movimento ecumenico, in Ulisse, a. 8, vol. 4 (1954) 189 ss.

Nessun commento: